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L'origine del male.

Ultimo Aggiornamento: 06/07/2014 10:02
06/07/2014 10:02
 
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Città: BUSANA
Abitante di AURENDOR
PAGGIO
Il fiume Abraxa correva tormentato nel suo percorso iniziale, appena oltre la sorgente sui monti Forr. Poco dopo la quale, nutrito da altri rivoli provenienti da settentrione lungo le falde del monte Ryedor, precipitava a valle attraverso strette pareti di roccia nuda e aspra che ne imbrigliavano le acque, aumentandone la forza. Poi rapide e cascate lo facevano schiumare d’ira mentre si frantumava contro rocce taglienti e levigate dal suo passaggio, dissolvendo in una sottile bruma biancastra.
Invece, finito quel Purgatorio, affondando nella piana di Aquilonia, il fiume si quietava e, come un pasciuto signorotto d’altri tempi, scorreva lento qua e là, dividendosi in decine di rigagnoli più minuti e capillari. Spesso capitava che queste acque ristagnassero in piccole polle donando agli animali che risiedevano nella zona, acqua in abbondanza e in ogni stagione. Per lo stesso motivo, quel giorno di novembre, alcuni cacciatori si erano accampati lungo i bordi di uno di questi, attendendo l’arrivo del branco di cervi più grande della regione, che veniva a dissetarsi ogni mattina proprio in quel luogo.
“Diamine Gorr, speriamo di riuscire ad acchiappare il grande maschio Hull, il “Portatore del Palco”. Che cattura sarebbe questa. Te lo immagini, tornare ad Aquilonia con una così preziosa preda?”
Gorr non rispose, ma si alzò dal suo addiaccio intorno al focolare che ardeva spavaldo nel buio, spandendo intorno a sé tenue luce e blando calore, sufficiente solo a impedire che i tre bracconieri si gelassero le misere ossa nel freddo dell’autunno denebiano. Prese un ciocco dal mucchio e lo sacrificò alla fame delle fiamme che, rinvigorite dall’offerta, si alzarono e crepitarono felici.
“Cosa me ne faccio della carità della misera città di Aquilonia quando avrò l’intero impero di Deneb la Grande ai miei piedi? Se, in decine di anni, nessuno è riuscito a incatenare Hull è perché quel dannato cervo non è un animale ma un demone sotto mentite spoglie. La sua pelle e il suo immenso palco vellutato, da soli, valgono venti borse d’oro, se non di più. Per le sue ossa poi ho già un cliente in Cairo il farmacista; della sua carne decine di ristoranti mi hanno chiesto l’esclusiva. Quell’animale vale quanto un intero bordello styriano!”
Così dicendo gli occhi dell’omone barbuto brillarono di una luce sinistra e lussuriosa, amplificata dalle fiammelle che uscivano dalla pira ardente e si spandevano come fatine tutt’intorno.
A est, nel frattempo, una delicata luce rossastra cominciava a contendere al buio lo spazio nel cielo, riuscendo, via via che questo riluttante si ritraeva a occidente, ad illuminare la catena dei monti Forr.
“E’ quasi giorno. Gornag, alza la tua pesante carcassa dal comodo giaciglio e vai a controllare i lacci!”
L’altro, un giovane ragazzo biondo, bofonchiò qualcosa sottovoce, ma, con una lena inaspettata, si diresse verso l’acqua.
“Riesco a malapena a scorgere dove posare i miei passi, figurare se posso esaminare quei sottili lacci nascosti nella vegetazione!”
Anche l’ultimo dei tre, Pohrr Pezzo di Ferro, che doveva il suo soprannome all’innaturale forza fisica, si levò in piedi e si sgranchì le membra intorpidite del freddo. “Credo che andrò con il ragazzo, non voglio che rovini tutto il lavoro che abbiamo fatto ieri sera e che magari lo si ritrovi appeso a una di quelle trappole!”
“Vai pure, ma non essere irrispettoso con Gornag: è pur sempre mio figlio”.
Ora che Gorr era solo si guardò intorno. La leggera foschia mattutina si stava alzando lenta e la verde foresta alla sue spalle stava mostrando il suo vero aspetto. Non era più solo il cupo vestibolo delle loro paure, ammantato del nero della notte, ma una rigogliosa e verdeggiante selva. Ma qualcos’altro attirò le sua attenzione.
Spirali barocche di nuvole scure si stavano ergendo prepotenti nel primo cielo mattutino, e Gorr trovò la cosa alquanto strana. Sembravano innaturalmente avere unica origine dietro il monte Ryedor, come se un’immensa e fumante pira fosse stata accesa il quel luogo, originando primamente una stretta colonna nera che poi, via via, dipartiva nelle eleganti volute.
“Cosa diavolo sta succedendo?” Chiese tra sé il cacciatore.
Passò il tempo ammirando lo strano fenomeno che si allargava sempre più. Era bello a vedere, quegli avvolgimenti sottili riflettevano l’alba traslucida e l’inglobavano nel loro scuro essere, ma altrettanto era inquietante.
“Quale strano fenomeno è questo?” la voce di Gornag alle sue spalle lo fece sobbalzare di sorpresa.
“Non ne ho idea, anche se lo sto guardando da tempo. Cresce!”
“Sembra quasi che abbia origine nelle terre di Gundurang, oltre la vetta del Ryedor selvaggio” disse Gorr. Poi anche Pohrr Pezzo di Ferro, si unì alla coppia, naso al cielo. Guardò attento quell’avviluppo di nubi e mise mano alla spada che aveva agganciato al cinturone, la sfoderò e la puntò in direzione degli strani cirri. Il sole già di un giallo acceso balenò i suoi riflessi nella lama di quell’epico ferro: esso infatti era Graeting, la Mutilatrice, la spada migliore dell’intera regione e di tutte le terre a est di Deneb. Come, un bracconiere come lui era, ne fosse entrato in possesso era ancora una questione aperte nelle taverne di Aquilonia. C’era chi giurava che Pohrr l’avesse vinta ai dadi, altri asserivano che l’avesse presa dalle fredde mani del suo precedente proprietario dopo averlo ucciso. Invero nessuno ne aveva idea e lui ben si guardava del togliere alcun dubbio. Tutto questo gran parlare, oltre alla sua eccezionale forza fisica, avevano creato un’aura di mistero e di timore intorno a lui, e gli stava benissimo!
“Ho già sentito di un fenomeno simile, me lo raccontò mio nonno negli anni in cui era ancora lucido di comprendonio. A lui, a suo dire, l’aveva narrato suo bisnonno che l’aveva imparato da un suo avo”.
Si fermò, quasi stesse soppesando l’assurdità di quello che la sua mante stava pensando in quel momento.
“Allora bestione,” urlò Gorr” cosa diavolo è quella cosa?”
“Il male…il Male assoluto!”
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