Nella mitologia norrena, l'orco (orc sia in tedesco sia in inglese) è un mostro antropomorfo (che ha forma d’uomo), con connotazioni bestiali e demoniache, vorace di carne umana e specialmente di bambini (soprattutto quelli paccioccotti e tenerini). Nella tradizione popolare è proprio uno spettro da invocare per spaventare i bambini, come il lupo o l'uomo nero ("bambini, se non state buoni, chiamo l'orco!").
Sia il termine sia la tipica rappresentazione dell'orco nordico derivano dall'orco della mitologia romana, che pone in esplicita relazione questa figura mostruosa con il mondo degli inferi (che designava il mondo dell'Oltretomba, l'averno, l'entrata dell'inferno, è infatti ipotizzabile una derivazione dal greco “ERGO” (cingo, chiudo), da cui anche le parole greche orchos (luogo chiuso) e orkane (carcere), con il significato di luogo da cui nessuno può evadere. Ecco quindi che la parola fu usata per indicare il regno dei morti o la morte stessa). Orco era, ad esempio, anche un appellativo di Plutone, il dio degli inferi.
Una relazione più debole esiste invece con l'orco delle fiabe, anch'esso mostruoso e malvagio, ma più simile a un uomo e (in genere) non associato all'inferno o ai suoi abitanti. Il termine orc, incidentalmente, indica in lingua inglese anche un certo tipo di mostro marino, citato originariamente da Plinio il Vecchio e in seguito ripreso dai bestiari medievali e dalla letteratura epica e cavalleresca medioevale e rinascimentale, da questa accezione deriva il nome del cetaceo noto come orca.
Nella letteratura fantasy, gli orchi sono creature malvagie, l'esempio più celebre (e l'ispirazione di molte altre varianti) sono quelli che compaiono nelle opere di J. R. R. Tolkien, ispirati agli orchi della mitologia germanica e in particolare a quelli del Beowulf. Molte opere fantasy riprendono sostanzialmente il modello di Tolkien; altre si rifanno anche, in qualche misura, alla tradizione folkloristica degli orchi delle fiabe, ben diversi da quelli di Tolkien (in inglese si usano infatti due parole diverse per l'orco di Tolkien e del Beowulf, orc, e per l'orco delle fiabe, ogre; per riprodurre questa distinzione alcune traduzioni de Il Signore degli Anelli riportano come "orchetto" il termine usato da Tolkien).
Dopo la pubblicazione de Il Signore degli Anelli, creature chiamate "orchi" sono apparse in una quantità di opere della letteratura fantasy, nonché in film, giochi di ruolo, videogiochi e così via. Queste fonti spesso riprendono la figura generale degli orchi di Tolkien, oppure fanno riferimento anche agli orchi delle fiabe. Non raramente, queste opere distinguono goblin e orchi, pur descrivendoli come razze simili e talvolta imparentate. Simili legami di parentela (o di collaborazione) vengono talvolta stabiliti fra orchi e altre razze mitologiche simili, come i troll.
Gli orchi sono creature dall’enorme stazza,la loro altezza,infatti,può superare i due metri ed il loro peso è altrettanto consistente, a causa di ciò sono particolarmente resistenti e la loro forza supera di gran lunga quella di ogni altra razza. La bellezza non è di certo tra le caratteristiche che rendono unica questa genie il cui volto appare sfigurato…deformato…creatosi alla nascita in modo tutt’altro che aggraziato. Dotati di scarsissima intelligenza (spesso persino inferiore a quella delle bestie) questi esseri non seguono alcuna forma di razionalità o ragionamento ed affidano i loro comportamenti per lo più all’istinto che nel loro caso è solito vestirsi di furia omicida.
Creature aggressive, predatori e combattenti senza pietà, i capelli maltenuti, un grugno porcino e due canini inferiori simili alle zanne dei cinghiali che sporgono fuori dalla bocca, e dalla postura inarcata e goffa. Vestono generalmente di stracci nonostante che la loro arte costruttiva sia abbastanza evoluta da permettere loro di sfoggiare armature di pelle o, piu' raramente, in metallo. Gli orchi fondano le loro radici in mitologie, favole, storie e leggende popolari per riuscire a creare un mostro crudele che spesso troviamo in terre selvagge e disabitate, o intento a depredare qualche povero e indifeso villaggio, nelle nostre campagne. La sua voce è aspra e cavernosa (una voce da orco). Gli orchi sono portati molto di più per il corpo a corpo che per il tiro, supportati dai reparti mobili come i cavalcalupi o da feroci cinghiali, gli orchi avanzano cercando di caricare l'avversario. Molto spesso le truppe degli orchi, a causa della loro indisciplina, si attaccano a vicenda e questo può compromettere le sorti di una battaglia.
In molti casi, gli orchi della fantasy hanno volti con tratti suini, questa caratterizzazione potrebbe derivare dall'associazione degli orchi con l'idea di "bestialità" e "volgarità", da un riferimento agli orchi dell'Orlando Furioso, o semplicemente dall'assonanza fra le parole inglesi orc e pork (maiale). Altro elemento ricorrente negli orchi della fantasy, non derivabile dalla tradizione popolare né tolkieniana, è la pelle verde che caratterizza, tra gli altri, gli orchi di Warcraft e l'orco fiabesco moderno Shrek. La pelle degli orchi di Tolkien variava invece dal giallo pallido al nero. Alla pelle verde si associano tratti somatici molto grossolani e, anche questo molto frequentemente, canini sporgenti.
Infine, in molti casi le società degli orchi sono rappresentate come tribali. Anche questa idea non si può ricondurre a Tolkien (in cui gli orchi appaiono sempre come soldati di un esercito e non membri di una società in senso stretto) né alla tradizione, che li vuole normalmente solitari. In antichità queste creature erano solite organizzarsi in tribù lontane dai centri abitati,i luoghi che prediligevano per l’insediamento dei loro accampamenti erano le caverne umide e buie ma non disprezzavano neanche i territori rocciosi come pendii di montagne ed affini. All’interno di ogni clan vi era una ben definita scala gerarchica che ogni orco aveva l’obbligo di rispettare, pena la morte per mano degli altri appartenenti alla tribù.
Nelle fiabe popolari, vediamo molte volte l'orco rappresentato come un solitario abitante di boschi e foreste. Le sue dimensioni sono variabili: può essere un gigante, ma alle volte è anche di piccola statura e deforme. In alcune regioni alpine è un servizievole amico dei contadini e dei pastori, spesso questi ultimi gli affidano le loro greggi per il pascolo.
Queste fantasie popolari sono state sicuramente determinanti nella rappresentazione dell’orco quale creatura malvagia e distruttiva e nel definire alcune connotazioni tipiche del suo aspetto fisico. Nonostante questo però nelle fiabe l’orco non sempre ha un valore di antagonista malvagio e bruto:
Nel Pentamerone, raccolta di fiabe scritte dal napoletano Giambattista Basile nel 1674, l’orco non solo è un mite e generoso benefattore, ma addirittura viene presentato come più saggio del protagonista, tale Antuono da Marigliano: un giovane sciocco che troverà la sua fortuna proprio con il prezioso aiuto dell'orco.
Poiché le raffigurazioni orcali sono metafore, esse stanno al posto del male, ma non sono male esse stesse. A differenza della cruda, minacciosa e indeterminata realtà, l’orco è un personaggio che permette al bambino di dare un volto e un nome al concetto astratto di male e così facendo, egli impara a dominarlo. Difatti, anche nella narrazione fantastica figurativa, all’orco, simbolo del male, si contrappone il protagonista, simbolo del bene, che attraversa peripezie, situazioni orribili per fortificare le sue capacità e quindi per diventare grande. In questo senso crescere significa vincere l’orco malvagio per imparare a sconfiggere costantemente il male presente nell’umanità.