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Vampiro

Ultimo Aggiornamento: 09/12/2007 14:39
09/12/2007 14:39
 
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"Non è morto, non è un vivo, vive nella morte"

Il vampiro è una figura mitologica mostruosa presente, sotto le più varie forme, nel folklore di tutti i continenti. È, quasi sempre, un morto che per varie ragioni ritorna dalla tomba per tormentare e uccidere i vivi, molto spesso succhiando loro il sangue. La figura del vampiro ha subito molte modifiche nei secoli e solo recentemente ha acquisito un certo fascino sinistro che ci è tramandato dalla letteratura e dal cinema. I vampiri, leggenda di tutte le tradizioni, simboli di morte e di vita eterna allo stesso tempo, affascinanti e terrorizzanti, romantici e feroci, morte ed amore legati in un nodo inscindibile. Figure della notte che da sempre hanno colpito la fantasia dei popoli, i vampiri sono molto cambiati nell'immaginazione delle civiltà con il passare dei secoli, ora "Vampiro" è divenuto sinonimo di "Amore immortale", di "dannazione perfetta", di "tormento romantico" ma non sempre è stato così. Il Vampiro nelle leggende dei popoli è la Piaga, la Malattia, il Terrore, l'incarnazione del Male, il Vento freddo che rapisce la vita nel sonno, morto orrendo che si ciba della linfa vitale dei vivi.

I vampiri, come tramandato dalla tradizione, sono morti che tornano dalla tomba per succhiare ai viventi l'essenza vitale (preferibilmente il sangue). Il termine vampiro ha origine slava: riconducibile alla radice -pi, mago, stregone, e al verbo lituano wempti, bere, succhiare. Chiamati vampir in Croazia e Serbia, wampyr in Bulgaria, upiór in Polonia, upir in Russia, si distinguono non solo per i nomi, ma anche per caratteristiche e modus operandi e, per lungo tempo, sono stati considerati tutt'altro che un parto fantastico di leggende perse nel tempo.

Canini lunghi, pelle bianca come il marmo e una forte dose di sensualità sono le caratteristiche del vampiro. Si crede che essi odino l'aglio ed i crocifissi, che possano diventare pipistrelli, fumo, che gli specchi non riflettano la loro immagine e che possano essere fermati solo piantando nel loro cuore un paletto di legno di frassino, decapitandoli o bruciandoli. In realtà, di leggende sui "non-morti", se ne trovano già nel XII secolo ed in ogni cultura e tradizione. Nell'antichità venivano fatte periodiche offerte alimentari per saziare la fame dei vampiri. Talvolta le provviste venivano chiuse direttamente nelle tombe. Ci sono varie testimonianze sul fatto che queste venissero davvero utilizzate. Ne è un esempio il trattato "De Masticatione Mortuorem in Tumulis", di M. Raufft, riguardante l'attività manducatoria nei sepolcri. Fin dall'epoca dei romani, presso le tribù barbariche germaniche, era usanza sotterrare i morti con le membra legate con dei lacci (numerose sono le testimonianze archeologiche), perché anche presso questi popoli era diffusa l'idea che il morto potesse ridestarsi dal suo sonno e ritornare tra i vivi per vendicarsi. Stando ai ritrovamenti archeologici, la paura che un morto potesse tornare a tormentare un vivo è antichissima. Ad esempio, in molte necropoli preistoriche sono stati rinvenuti resti con pietre piantate sul corpo. Questa pratica è ancora oggi diffusa in alcune regioni a influsso Vodoo per impedire al morto di tornare dall'aldilà.
Il più antico testo vampirico di cui si è a conoscenza è una tavoletta babilonese conservata al British Museum su cui è incisa una formula magica che serve a proteggere dai demoni succhia sangue, gli etimmé.

Secondo gli scritti del 18° e 19° secolo il vampiro mai lasciava la sua tomba, cacciava dal singolo individuo ad intere comunità, la sua forma cadaverica e gelida terrorizzava e le sue parole facevano tremare coloro che ne incrociavano il sentiero. I vampiri di quegli anni erano poco simili a quelli descritti dalla letteratura e cinematografia (nonché dall'immaginazione) dei nostri giorni, il vampirismo era considerato una malattia, o meglio una piaga che prendeva forza attraverso i corpi dei morti non decomposti, spesso legata alla licantropia, a morte violenta, ad animo malvagio e perverso e poco lo legava alla "dannazione ingiusta", all'anima tormentata dall'amore e dal dolore, al rimorso che segue l'uccisione della vittima, alla disperata angoscia della condizione di non morte. Il vampiro era predatore instancabile, massacratore di popoli, la sua malvagità lo aveva fatto tornare nella morte, e la sua eccezionale perfidia muoveva il suo morto corpo per le terre in cerca di linfa vitale per mantenersi nella condizione ottenuta. Demone, fantasma, simbolo di terrore, perfetto araldo del Male.
John Heinrich Zopfius nella sua dissertazione sui Vampiri della Serbia (1733) disse : "i Vampiri sorgono potenti dalle loro tombe durante la notte, attaccano le persone che quietamente dormono nei loro letti, succhiano tutto il sangue dai loro corpi e li distruggono. Cacciano uomini, donne, bambini allo stesso modo, non facendo differenze né di età né di sesso. Coloro che cadono sotto la malvagità fatale della loro influenza soffrono nella mancanza di respiro, nella totale incapacità dello spirito, dopo di che muoiono velocemente. Alcuni a cui, in punto di morte, venne stato chiesto se potessero spiegare cosa stesse causando la loro malattia, spiegarono che persone, morte molto tempo prima, erano sorte dalle loro tombe per torturarli e tormentarli". Scoffern nel suo "Stray Leaves of Science and Folk Lore" scrive : "la migliore definizione che io posso dare di un Vampiro è: un corpo morto vivente ed assassino". Un corpo morto vivente! Le parole sono contraddittorie, incomprensibili, ma così sono i Vampiri". Horst definisce così il Vampiro: " un corpo morto che continua a vivere nella sua tomba, che lascia, a volte, durante la notte per l'intenzione di succhiare il sangue dei viventi, per questo si preserva in buone condizioni invece di decomporsi come gli altri corpi".
Un demone devastatore dunque, un uccisore di innocenti, ma un demone non possiede un corpo, tranne i casi in cui, per i suoi scopi, trasferisce le sue energie ad uno di sua scelta, allora ne assume, o sembra assumerne uno. Il Vampiro di conseguenza non è un vero e proprio demone nel senso stretto del termine, ma a causa della sua folle bramosia ed orride propensioni sembra essere effettivamente demoniaco e creatura degli inferi. Nello stesso modo un Vampiro non può essere visto come fantasma o spirito, perché queste apparizioni sono intangibili, il Vampiro ha un corpo e la sua ricerca del sangue è dovuta al desiderio di mantenere intatto questo corpo. Il Vampiro è un'anormalità, un androgino nel mondo degli spiriti, un pariah nel regno dei maledetti. Lontano dagli uomini, lontano dai maledetti, solo con la sua sete e la sua malvagità perversa.

I Vampiri sono creature non morte le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Per diventare un Vampiro e' necessario che il proprio sangue sia prosciugato da un Vampiro fino a provocare la morte. In genere questo processo richiede tre morsi in tre notti consecutive.
Ci si risveglia come Vampiro la terza notte dopo la propria morte, in genere affamati e confusi.
Una persona uccisa dai morsi di piu' Vampiri non puo' diventare un Vampiro a sua volta, a parte rari casi in cui, pero', si risveglia come “Revenant”, Belluino , una sorta di creatura guidata solo dagli istinti animali, aggressiva e pericolosa, immune al dolore.
Un Vampiro non subisce gli effetti del tempo, non invecchia e mantiene per sempre l’aspetto che aveva al momento della morte. Unica eccezione i capelli, che crescono normalmente, e i canini superiori leggermente piu' lunghi del normale. I Vampiri di una certa eta', comunque, imparano l’arte di sorridere senza mostrare le proprie zanne.
Non hanno bisogno di respirare per vivere, o che il cuore batta, ma spesso accade comunque. Non pero' quando sono troppo deboli o affamati. Hanno i sensi molto più sviluppati di un comune essere umano, in particolare udito e olfatto, e sono in grado di percepire l’aura magica delle persone. Vedono perfettamente anche al buio e non soffrono ne' il freddo ne' il caldo.
Tutte le ferite inferte da armi non d’argento guariscono istantaneamente. Le armi d’argento, invece, che siano proiettili o lame, provocano danni che guariscono molto piu' lentamente, e benche' non possano uccidere un Vampiro, possono notevolmente rallentarlo. In nessuno dei due casi, comunque, rimangono cicatrici.
Le ustioni da acqua santa e da croci, al contrario, provocano lesioni che lasciano cicatrici indelebili.
Le croci, o qualunque altro oggetto sacro benedetto, infatti, se portati da una persona dotata di vera fede, reagiscono alla presenza dei Vampiri illuminandosi di una luce bianca, sempre piu' intensa all’avvicinarsi del Vampiro, fino al punto di diventare accecante; e se messi a contatto con il Vampiro, sviluppano calore al punto di provocare profonde ustioni a chiunque le tocchi. Basta pero' che la croce sia coperta, per esempio dagli abiti, perche' rimanga totalmente inerte.
Se esposti alla luce del sole o se prendono fuoco, i Vampiri bruciano molto velocemente e completamente, lasciando in breve tempo solo un mucchietto di ceneri. Non hanno invece alcun problema con la luce artificiale, di qualunque tipo, tanto che fra i vampiri più giovani si e' diffusa l’abitudine di usare lampade abbronzanti.
Possono poi essere uccisi tagliando loro la testa o stappandogli (trafiggendogli, spappolandogli ecc) il cuore, oltre che, naturalmente, trafiggendo il cuore con il tradizionale paletto di legno. In questo caso, pero', e' importante che il paletto non venga rimosso. Nel caso di Vampiri non molto potenti anche danni devastanti, ma prodotti da armi normali, possono essere sufficienti per ucciderli (per esempio essere letteralmente fatti a pezzi).
Per essere certi di aver eliminato un Vampiro particolarmente vecchio e potente, e' consigliabile decapitarlo, estrargli il cuore, e poi bruciare le tre parti separatamente e gettare le ceneri in tre diversi corsi d’acqua.
Per sopravvivere devono nutrirsi di sangue preferibilmente una volta al giorno al loro risveglio. Il sangue deve essere necessariamente umano (in questo caso i Licantropi contano come umani), anche se la cosa non viene molto pubblicizzata per non influenzare negativamente l’opinione pubblica convinta che i vampiri si nutrano soprattutto di animali. Molti Vampiri preferiscono il sangue dei Licantropi, molto più nutriente di quello dei semplici esseri umani e di cui, quindi, necessitano una minor quantità.
Nel caso in cui un Vampiro si nutra di sangue animale, comincia lentamente ma inesorabilmente a putrefarsi. Ai danni non e' possibile porre rimedio se non, forse, con l’uso della negromanzia.
I Vampiri non possono invece ingerire nessun altro tipo di cibo solido o liquido, se non piccoli sorsi di qualche bevanda.
Al sorgere del sole tutti i Vampiri cadono una specie di coma, in realta' una vera e propria morte, da cui si risvegliano solo parecchie ore dopo. Non possono far nulla per ritardare la cosa e in questo lasso di tempo sono a tutti gli effetti morti e nulla li può risvegliare. In genere, piu' un Vampiro e' vecchio e potente, meno ore di “sonno” necessita. Ma in ogni caso, anche se si risvegliano quando e' ancora giorno, devono rimanere al chiuso e lontano dal sole fino al tramonto.
I Vampiri sono molto piu' forti di un essere umano, piu' agili e piu' veloci, e alcuni di loro possono volare. Sono inoltre in grado di annebbiare la mente degli esseri umani, sopratutto se possono guardarli negli occhi, a meno che questi non abbiano particolari immunità. Usano questi loro poteri mentali anche per rendere piacevole il loro morso, che sarebbe altrimenti molto doloroso. Un Vampiro ha inoltre potere su tutte quelle persone che ha morso almeno una volta, al punto di poterle comandare anche a distanza ed entrare nei loro sogni. Unico antidoto a questa dominazione e' lavare ripetutamente il morso con l’acqua santa entro breve tempo da quando e' stato inferto (un processo piuttosto doloroso).
Non possono entrare in una casa a meno che non siano espressamente invitati da una persona che si trova in quel momento all’interno. Solo chi ha fatto l’invito puo' revocarlo, in qualsiasi momento e semplicemente esprimendo l’intenzione ad alta voce: se il Vampiro si trova al momento all’interno dell’abitazione, verra' immediatamente buttato fuori da una forza magica. La morte di chi ha fatto l’invito, non lo revoca.
I Vampiri maschi per qualche decina d’anni dopo la loro morte (in alcuni rari casi anche un centinaio), rimangono ancora fertili e, in particolari condizioni, possono mettere in cinta una donna umana. In questo caso spesso pero' il bambino nasce affetto dalla cosi' detta sindrome di Vlad, incompatibile con la vita. Le vampire invece, anche se potenzialmente per un po’ di tempo dopo la morte possono rimanere incinte di un compagno umano, non sono in grado di portare avanti una gravidanza che si risolve immancabilmente in un aborto spontaneo entro i primi mesi.
I Vampiri sono immuni dalla Licantropia.

Dai primi miti greco-romani, probabilmente influenzati da miti più antichi provenienti dall'Oriente, la leggenda del vampiro si è diffusa nell'Europa dell'Est e da qui in tutto l'Occidente. Questa, però, si rivelò molto più di una semplice leggenda, ma una vera e propria epidemia, che venne documentata fin dal Seicento. Si parte dal 1672 in Istria con il vampiro Giure Grando di Coriddigo, quindi in Grecia (1701), Prussia Orientale (1710 e 1721), Ungheria (1725-30), Serbia (1725-32), Slesia (1755), Valacchia (1756), Russia (1772) e via discorrendo. In ognuno di questi casi, gli inquisitori produssero una vasta e dettagliata documentazione, in cui venivano descritte esumazioni di cadaveri, che presentavano crescita di capelli e unghie dopo la morte, colorito acceso e che emettevano urla strazianti e inumane una volta che veniva tagliata loro la testa e infilato un paletto nel cuore, il tutto rilasciando dalle ferite così inferte fiotti di sangue fresco (per chiunque abbia una minima base di tanatologia sarà facile riconoscere i classici segni della decomposizione, infatti la crescita di capelli, unghie e denti è dovuta al ritiro dei tessuti, così come il fluido rosso, erroneamente scambiato per sangue, non è nient'altro che un classico prodotto provocato dalla decomposizione degli organi interni, per quanto riguarda la temperatura elevata dei liquidi putrescenti invece, si deve sapere che durante il processo post-mortem di "digestione batterica" viene prodotto calore).
Molte furono le personalità che si occuparono di vampiri, ottenendo, a buon diritto, il titolo di vampirologi (Dom Augustin Calmet, Collin De Plancy, Montague Summers), ma la summa sull'argomento è un'opera di oltre 900 pagine redatta dall'abate Augustin Calmet, Dissertation sur les Apparitions des anges, des démons e des esprits et sur les revenants et vampires de Hongrie.
Calmet raccolse nel suo tomo tutte le testimonianze e le leggende sui vampiri (denominati revenants, spettri che ritornano), cercando anche di dare spiegazioni razionali ai fenomeni: morti apparenti, differenti gradi di decomposizione, e altre ancora. La spiegazione che però l'abate proponeva più spesso era quella soprannaturale: i vampiri erano, infatti, considerati da Calmet dei veri e propri demoni, che conservavano dopo la morte una vera esistenza. Essi erano in grado di uscire dalle bare attraverso dei fori praticati sulla bara, probabilmente smaterializzandosi e rimaterializzandosi, e quindi andavano tra i vivi in caccia del sangue necessario per proseguire la loro immonda esistenza.
A questa maledizione ci si poteva opporre solo con la Magia Postuma, dal titolo di un trattato del 1706 di Ferdinand De Schertz: come già descritto, consisteva nel mutilare ed aggredire il cadavere del sospetto vampiro tramite la decapitazione e la distruzione del suo cuore. Questa pratica imperversò un po' in tutta Europa e solo nel 1755 si ebbe un freno grazie all'imperatrice Maria Teresa che con una legge imperiale ne impedì l'applicazione nei territori da lei retti: già questo semplice divieto fece terminare le epidemie di vampirismo.
I vampiri, però, continuarono ad essere oggetto dell'attenzione del popolo: nel 1816, ad esempio, Prosper Merimée, l'autore di Carmen, fu testimone di un caso di vampirismo in Serbia, assistendo all'esumazione e alla distruzione del cadavere, mentre nel 1909, in Transilvania, venne dato alle fiamme il castello di un altro vampiro.

Dicono le cronache che nel 1731 il villaggio di Medveđa (Medvedja), in Serbia, venne attaccato dai vampiri, provocando la morte di parecchie persone. Venne inviato a compiere le indagini l'ufficiale medico Johannes Fluchinger, che redasse un dettagliato resoconto. Quelli che seguono sono dei semplici estratti, tratti dal servizio in terza di copertina del numero 6 di Dampyr:
Ho condotto l'indagine con la consulenza di altri due ufficiali medici, in presenza del capitano della locale compagnia di heiduk (fanteria serba) e degli hajduki più anziani del villaggio. I quali mi hanno riferito ciò che segue: cinque anni fa un heiduk locale, Arnold Paole, si ruppe il collo cadendo da un carro. Lo stesso Paole, in vita, aveva detto di essere stato morso da un vampiro, presso Gossowa nella Turchia serba. Per liberarsi dall'influsso maligno, aveva mangiato terra presa dalla tomba del presunto vampiro. Tuttavia, una ventina di giorni dopo la sua morte, alcune persone dissero che Paole era tornato a tormentarle ed, in effetti, quattro di loro morirono. I paesani disseppellirono Paole quaranta giorni dopo la sepoltura e trovarono il suo corpo intatto. Sangue fresco era colato da occhi, naso, orecchie, bocca; camicia, sudario e bara erano pieni di sangue; le unghie delle mani e dei piedi erano ricresciute. Da ciò si dedusse che Arnold Paole era un vampiro e, secondo l'usanza, gli fu piantato un paletto nel cuore. In quello stesso istante, egli emise un forte gemito e un fiotto di sangue schizzò fuori dal suo corpo. Indi, il cadavere fu arso e ridotto in cenere. Così si dispose anche dei quattro uccisi da Paole. (...)
Quindici giorni fa una ragazza di nome Stanacka si svegliò a mezzanotte gridando di essere stata aggredita da un certo Milloe, che era stato sepolto nove settimane prima. (...)
Il 12 dicembre del 1731 gli abitanti di Medvedja si recarono al locale cimitero per riesumare le salme e distruggere tutti i presunti vampiri presenti. Con sommo orrore dell'ufficiale, si constatò che molti corpi erano in buono stato di conservazione:
Le teste dei vampiri furono fatte tagliare a degli zingari di passaggio e poi bruciate con i corpi. Le ceneri furono gettate nel fiume Morava.
Questi brani, che sembrano tratti da un racconto del terrore, provengono in realtà da un resoconto di un ufficiale dell'Impero Austro-Ungarico. L'unica cosa che ci si può chiedere è quanto di vero abbia scritto Fluchinger e quanto di romanzesco, trascritto per coprire chissà quale losco traffico.
Congetture a parte, si può ben osservare come molte delle situazioni e delle atmosfere della letteratura vampirica non sono delle esclusive invenzioni degli autori, ma spesso dei semplici adattamenti delle oscure atmosfere che si respiravano negli sperduti villaggi dell'Europa Orientale.

Pur se la Romania è diventata, nell'immaginario popolare, la terra dei vampiri per eccellenza proprio grazie al romanzo di Stoker, in effetti essa conta, al pari di molti altri paesi europei, un buon numero di vampiri e leggende vampiriche.
Il viaggio tra i vampiri rumeni inizia con i moroii, vampiri viventi come le strie italiane: in realtà streghe e stregoni che sottraggono il sangue agli altri esseri viventi attraverso particolari rituali magici. Dopo la morte, essi diventano strigoi: hanno capelli rosso sangue, occhi blu pallido e ben due cuori nel petto, rendendo così difficile la tradizionale uccisione per mezzo del paletto conficcato.
I murony, poi, sono una variazione sul tema degli strigoii tipica della Valacchia: sono dei cambiaforma, che possono tramutarsi in gatti neri o enormi ragni velenosi. Sempre in Valacchia ci si può imbattere nei priculić, che di notte assumono il sembianze di enormi e minacciosi cani neri, mentre di giorno si nascondono dietro le forme di forti e affascinanti giovani.
Come i priculić, anche i varcolaci hanno la possibilità di assumere forma umana. Questa figura molto antica del folklore rumeno, la più antica a dire il vero, ha però un aspetto molto più magro e spettrale, con la pelle secca e raggrinzita; inoltre, le loro mutazioni sanno essere ben più orribili e spaventose (ad esempio sono in grado di tramutarsi in mostri dalle molte bocche, o in draghi minacciosi). Sono anche molto radicati nei miti locali: le eclissi, infatti, si ritiene siano provocate dai varcolaci, che, sonnambuli, si arrampicano sui raggi delle stelle e li divorano, placando la loro insaziabile fame.
Il più celebre vampiro rumeno è, però, il nosferatu, o nosferat: immortalato nel film di Friedrich Murnau (che però era una versione del romanzo di Stoker), è un non-morto di genere incubus bellissimo come aspetto e con una grande attrazione per le donne belle: tormenta il sonno dei viventi e può anche ingravidare una donna e il frutto di tale concepimento è una creatura come lui ma più debole. Il vampiro più conosciuto è il padre di tutti i vampiri, Dracula, la cui moglie si è suicidata prima che lui tornasse dalla guerra. Il dolore di questa perdita fu così grande che lui negò Dio e si trasformò in una creatura umana d'aspetto ma molto malvagia, assetata di sangue e con poteri inumani.


Bram Stoker
La principale ispirazione dello scrittore irlandese Bram Stoker (tra l’altro in giovane età ricercatore medico) , è una rarissima malattia del sangue trasmessa generalmente per cause ereditarie; la Porfiria.
Vedrete infatti delle sbalorditive connessione tra le caratteristiche di questa malattia e le particolarità del vampiro.
Giusto per onor di cronaca, è corretto dire che tale malattia è oggi quasi scomparsa e totalmente curabile. L’ultimo censimento a riguardo contava 100.000 persone affette in tutto il mondo.
E’ una sindrome clinica (o meglio gruppo di sindromi cliniche) determinata da un alterato metabolismo delle porfirine. È dovuta a mutazioni nei geni che regolano la biosintesi dell’eme, gruppo prostetico dell’ emoglobina;
La Porfiria è suddivisa in diversi gruppi, associati a disturbi di diversa intensità e caratteristiche sintomatologiche, non che varianti di evoluzione del virus stesso nell’organismo ospite.
Ma vediamo in linea semplificata in cosa consiste generalmente questa malattia.
Nella forma di Porfiria eritropoietica congenita o Morbo di Gunther (CEP),i principali sintomi sono una fortissima anemia (da qui il classico pallore dei vampiri) e fotosensibilità alla luce del Sole. Questa è forse la peculiarità più conosciuta delle debolezze del vampiro. Infatti, proprio per come accadrebbe ad un nosferatu, il malato di Porfiria deve evitare di esporre la pelle direttamente al Sole, altrimenti la zona interessata dall’esposizione diretta ai raggi UV si ustionerebbe favorendo seguitamente lo sviluppo di bolle e cisti.
Altra insolita e bizzarra caratteristica di questa malattia è l’eritrodonzia, disturbo che colora letteralmente i denti di un colore fosforescente, facendo così suggerire un’ allungamento spropositato dei medesimi, addirittura visibili in ambienti poco illuminati.
Tale fluorescenza è dovuta alle porfirine che si depositano nel fosfato di calcio dei denti.
E non è finita.
Il malato di Porfiria non può assolutamente mangiare,e nei casi più estremi nemmeno toccare il comune aglio. Questo perché l’aglio,contrariamente a quanto succede nelle persone sane, nei malati di Porfiria esalta le tossine presenti nel sangue e fa peggiorare notevolmente la malattia.
In altri casi meno frequenti, la Porfiria può causare anche retrattilità della gengive ,che associata all’eritrodonzia farebbe sembrare i denti un qualcosa di inumano, rachitismo degli arti, in particolare delle mani (aggravato tra l’altro dalla mancanza di contatto alla luce del Sole) facendo così prendere alla mano umana una forma bestiale.
La mancata assimilazione di raggi UV inoltre, potrebbe negli anni deformare leggermente un viso umano, che già soggiogato da un pallore estremo e dai sintomi sopra riportati,prenderebbe le sembianze di un vero e proprio grugno demoniaco.
Un’altra forma di Porfiria ad esempio la Porfiria Cutanea Tarda (PCT), seppur manifestando la stessa comune fotosensibilità con conseguente lesione cutanee al contatto diretto con il Sole, incrementa la crescita di peluria all’altezza del viso, in particolare degli zigomi. E’ ragionevole quindi presumere che sia da questa particolarità che il vampiro abbia in molte delle sue varianti una folta peluria selvatica simile a quella di un lupo, di un pipistrello o di una fiera.
Il sistema nervoso, dopo quello circolatorio, è il secondo bersaglio di questa malattia.
Un malato di Porfiria infatti, può occasionalmente avere forti disturbi neurologici seguiti da una forte paralisi che lasciava il soggetto in uno stato di catalessi anche per giorni….in alcuni casi simile alla morte.
Non sono rari nel passato i casi in cui un malato di Porfiria si svegliasse durante l’estremo saluto mentre era comodamente messo dentro ad una bara.
Ecco quindi un’altra spiegazione delle caratteristiche abitudinarie del vampiro; la catalessi in una bara seguita da un risveglio.
I famigliari dei malati di Porfiria, credendo di fare il bene del proprio caro, lo invitavano insistentemente a bere sangue bovino o suino per ovviare il pallore e la malattia in generale.
Questo però, contrariamente a ciò che si sperava di ottenere, non solo metteva in pericolo il malato esponendolo ad altre malattie, ma scatenò l’azione della Chiesa che inquisì tutti i malati di Porfiria perché associati alle forze nefaste della Bibbia.
Questo appunto perché nella mentalità medievale, vedere una persona mortalmente pallida evitare il Sole (e quindi Dio), muoversi di notte con denti lucenti ed un viso massacrato dalla malattia, magari cercando di andare a racimolare dal sangue da bere, era la perfetta incarnazione del Demonio..
La severità dell’Inquisizione Cattolica portò Bram Stoker infatti a connettere l’odio del vampiro verso la Croce e Dio.
L’associazione tra vampiri e animali selvatici inoltre, potrebbe dare spiegazione anche ad un’altra delle caratteristiche del vampiro, ovvero la sua estrema forza fisica e il modus operandi nel creare i propri simili.
In passato l’uomo veniva molto più spesso a contatto con animali come lupi, volpi, orsi e pipistrelli di quanto non avvenga oggi.
Poteva facilmente succedere che questi animali, mediante un morso o il semplice contatto con la saliva, trasmettessero la volgarmente chiamata Rabbia, che ricordiamoci può essere contratta anche dall’uomo..
L’associazione tra la Rabbia ed il vampiro è perfetta quasi quanto la Porfiria.
Il vampiro, di fatto molto affine alla figura del lupo e del pipistrello, crea appunto altri vampiri mordendo le sue vittime e succhiandone il sangue (poppisma).
Vi è un’altra cosa da precisare sulla rabbia e la sua connessione al vampiro.
La Rabbia , negli animali, si manifesta sotto due varianti diverse; la Rabbia Furiosa e la Rabbia Muta.
Sebbene entrambe portino alla morte del soggetto entro una settimana dalla manifestazione dei primi sintomi, la Rabbia Furiosa si manifesta nel 70% circa dei soggetti.
Se la Rabbia Muta è manifestata con paralisi mascellare in primis, e muscolare nel giro di 1-2 giorni, la Rabbia Furiosa si manifesta con sintomi letteralmente opposti, soprattutto negli animali.
Il soggetto che ha sviluppato questa variante del virus è iperattivo, quindi non dorme favorendo così un’innaturale “vagabondaggio” ,è inoltre estremamente aggressivo e non solo attacca qualsiasi essere vivente venga a contatto, ma scaglia la propria pazzia anche contro oggetti inanimati.
Da dire inoltre che tale soggetto è propenso ad una forte sovreccitabilità, ed infatti da qui vi è la prorompente forza sessuale del vampiro letterario.
In alcuni soggetti è stata anche diagnosticata paura ed intolleranza alla luce del Sole e anche l’eisoptrofobia, che è il forte disagio nel vedere la propria immagine riflessa.
Quindi appare ovvia la connessione tra il mondo fantascientifico e quello medico.

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